Terremoto
Terremoto 2016
Amatrice e Arquata del Tronto
Un mese di Volontariato nella prima emergenza nelle tendopoli
Una scossa nel cuore
E’ difficile rimanere indifferenti davanti alle tragedie in cui all’ improvviso si perdono casa e famigliari e si ritorna di colpo in uno stato primitivo e alla ricerca dell’essenziale. Avvicinarsi alla sofferenza delle persone in situazioni d’emergenza è qualcosa che deve essere fatto con molto tatto, conoscenza e formazione specifica.
La prima esperienza è stata nel terremoto del Nepal a Katmandu durante il quale il nostro letto si muoveva per casa, poi di colpo il buio e le grida e da terremotati ci siamo ritrovati a fare i soccorritori.
In Italia, invece, è stato nel 2002 a S.Giuliano di Puglia in Molise, dove in punta di piedi abbiamo assistito in veste clown di ascolto due bambini estratti vivi dalle macerie e successivamente abbiamo operato nel 2009 affianco alla protezione civile in Abruzzo.
Ora nel cuore dell’Italia centrale, colpita dal sisma, abbiamo deciso di mettere in campo nuovamente la nostra esperienza dopo aver chiesto il permesso presso le autorità locali, svolgendo un servizio volontario, offrendo agli anziani semplici abbracci e orecchie per ascoltare, determinante è stato l’apporto di una consulenza qualificata nell’ambito pedagogico che ha seguito tutta la parte preliminare.
Mentre camminavamo tra le tende mi ha colpito una donna sola, vestita tutta di nero, aveva perso suo marito un anno primo e veniamo a scoprire che era francese e si era trasferita in Italia comprando una casa che poi è rimasta distrutta nel terremoto; non riusciva a parlare, singhiozzava dicendo solo “merci” , ho iniziato a comunicare con lei in francese e riuscendo così ad accogliere la sua triste storia e poi salutandola con un lungo e dolce abbraccio.
Un’ altra signora è uscita dalla tenda con una scatola di biscotti e ce ne ha offerto uno….era tutto quel che aveva per mostrarci la sua gratitudine.
E ricordo poi di un’ altra coppia di donne immobili ed incredule davanti alle macerie del loro amato paese, che continuavano a sussurrare il nome di due bambini rimaste morte in quella tragica occasione e potrei continuare con tante altre storie di incontri che custodisco preziosamente nel mio cuore.
Ha piovuto tantissimo come se fosse il cielo a piangere… quello che più ci ha colpito è stata la dignità che le persone continuano a mostrare e la forza di ricominciare. Alcuni terremotati che abbiamo incontrato si sono improvvisati soccoritori, portando vestiti ai loro compaesani, e ci hanno accolto sotto il loro gazebo durante una pioggia torrenziale abbracciandoci tutti insieme; quando ci vedevano passare i vigili del fuoco o la protezione civile ci chiedevano se anche loro potevano avere un abbraccio e spesso scendevano lacrime dai loro volti, questo ci ha emozionati e colti di sorpresa.
Sono situazioni che donano un senso di comunità che ci fa’ sentire tutti uguali, oltre ogni ideologia o etichette, abbracciati da un sentimento fragile quanto forte che e’ l’Amore.
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